09 Set I luoghi più belli da vedere in Italia – Catania
Buongiorno followers, continua il nostro viaggio alla scoperta delle città più belle d’Italia e questa è la volta di una delle più importanti di quelle che si trovano al sud: Catania.
Fondata dai greci nel 729 a.C., questa città conserva e racconta a chi la ammira una storia millenaria contaminata, nelle varie epoche storiche che si sono succedute, dalle culture dei popoli dominatori le cui influenze hanno arricchito il patrimonio artistico, architettonico e culturale.
Difatti, Catania è portatrice di una storia ricca di influenze di epoca greca, romana, bizantina, araba, normanna, sveva, angioina, aragonese e spagnola le cui reminiscenze culturali sono visibili, ancora oggi, nei suoi beni monumentali e artistici.
La città che possiamo ammirare oggi, prevalentemente di estrazione settecentesca – realizzata in stile Barocco siciliano – è il frutto della distruzione e della successiva ricostruzione avvenuta dopo il forte terremoto e le numerose eruzioni vulcaniche più o meno disastrose che l’hanno resa protagonista nel 1693.
Si tenga presente, inoltre, che il Barocco del suo centro storico è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità nel 2002 e questo vale a conferirle una maggiore forza attrattiva in tutto il mondo.
Nella città è possibile ammirare svariati spazi di verde pubblico, caratterizzato dai parchi situati al suo interno: il Giardino Bellini o Villa Bellini, dedicato al musicista Vincenzo Bellini; il Giardino Pacini o Villa Pacini, dedicato all’omonimo musicista; il Parco Falcone e Borsellino (a nord del corso Italia), dedicato agli omonimi magistrati, i cui nomi riecheggiano ancora oggi nella memoria, uccisi brutalmente dalla mafia e, per l’importanza storica e per la conservazione della biodiversità, l’Orto botanico di Catania, nel quartiere Mercede.
La principale piazza della Città è Piazza del Duomo sulla quale è edificata la Cattedrale di Sant’Agata, dedicata alla patrona di Catania.
Sul versante nord della Piazza si trova il Palazzo degli Elefanti, che altro non è che il Municipio. Sul versante opposto sono collocate la famosa fontana dell’Amenano, dentro la quale vi è la consuetudine di gettare delle monetine – proprio come accade nella fontana di Trevi a Roma – ed accanto il palazzo dei Chierici che è collegato al Duomo da un passaggio che corre sulla porta Uzeda.
Al centro della piazza “spadroneggia” l’emblema della città siciliana, ossia la Fontana dell’Elefante, simbolo di Catania, anche conosciuta come “u Liotru”, opera monumentale realizzata nel primo trentennio del ‘700.
Il suo elemento principale è una statua in pietra lavica raffigurante un elefante che sorregge un obelisco,simbolo della città, posta al centro di una fontana in marmo più volte rimaneggiata. Si narra che il famigerato elefante venne chiamato “Liotru” in onore di un mago: Eliodoro, che visse intorno al 725 d.C. quando Catania era provincia bizantina dell’Impero Romano d’Oriente. Eliodoro aspirava a diventare il vescovo di Catania ma non riusciva ad affermarsi. Un giorno però conobbe uno stregone ebreo, che gli insegnò arti magiche e lo convertì al giudaismo.
Altro caposaldo della cultura e della storia catanese è il Teatro massimo Vincenzo Bellini, centro di rappresentazione dell’opera nella città di Catania.
I lavori iniziarono nel terzultimo decennio dell’800 e furono affidati agli architetti Andrea Scala e Carlo Sada per poi essere portati a compimento dal Comune che, tuttavia, decise di modificare la struttura originaria a teatro Lirico imponendo, quindi, variazioni al progetto voluto dagli architetti. Soltanto nel maggio del 1890 il Teatro fu inaugurato con l’opera “Norma” del compositore catanese Vincenzo Bellini.
La facciata del teatro in stile neobarocco si ispira al classico sansoviniano della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
Nella parte laterale dell’immobile, invece, se ne distacca assumendo la forma di teatro.
La sala interna è di grande ricchezza decorativa ed è una delle più belle tra quelle costruite nell’Ottocento in Italia.
Sul soffitto si possono ammirare gli affreschi del pittore Bellandi raffiguranti le allegorie delle maggiori opere del Bellini.
L’anfiteatro romano di Catania, di cui è presente solo una piccola sezione nella parte occidentale della piazza Stesicoro, risalente all’epoca imperiale romana, fu costruito probabilmente nel II secolo, a ridosso della collina Montevergine.
La zona dove sorge, ora parte del centro storico della città, in passato era adibita a necropoli.
Esso fa parte del Parco archeologico greco-romano di Catania.
Una leggenda popolare infondata vuole che l’eruzione dell’Etna del 252 d.c. lo abbia raggiunto senza però distruggerlo. Tale tradizione si basa sulla vita di Sant’Agata riportata negli Acta Sanctorum del Bollando, dove è riportato che ad un anno esatto dalla morte della santa (251 d.c.) un fiume di fuoco si diresse alle porte della città, e i villani – preoccupati per le loro campagne – giunsero alla tomba di Sant’Agata per prelevarne il velo mortuario, usandolo per arrestare l’avanzata della lava.
Ma il viaggio, miei cari followers, non deve essere soltanto una scoperta della cultura e della storicità di un luogo attraverso lo studio e la presa visione di monumenti, di piazze o di opere artistiche: scoprire e partire alla volta di una qualunque meta vuol dire essere pronti a calarsi in una nuova esperienza enogastronomica.
Viaggiare vuol dire anche “assaggiare, assaporare” appieno la città.
Catania in questo è maestra d’arte poiché è portatrice della cultura per il buon cibo ed il buon vino. Assolutamente imperdibili, infatti, sono i vini dell’Etna, siano essi rossi o bianchi, che le viticulture catanesi offrono tramite una vasta gamma di vini adatta ad ogni palato.
La cucina catanese nasce dalla naturale combinazione dei prodotti agricoli con quelli marinari che, nel tempo, si è impreziosita degli influssi di tanti popoli e culture diverse.
La città è profondamente legata al suo mare, non solo per un motivo meramente geografico, ma anche perché le sue acque sono ricche di pesce.
Ma non è tutto: visitare Catania senza assaporare lo strepitoso cibo da strada vorrebbe dire avere una visione incompleta del background cittadino.
Iniziamo con Re indiscusso della tavola calda: l’arancino! Ma meritano anche vari assaggi le cipolline a base di pasta sfoglia, pomodoro, cipolla, mozzarella e prosciutto oppure pizzette, bombe, cartocciate, scacciate, siciliane, bolognesi!
Ma Catania è anche la città dei panini: la sera, fra il lungomare e la stazione, il personale degli appositi camioncini, preparerà panini con infinite combinazioni di condimenti.
Da provare il panino con porchetta e formaggio o il classico, con wurstel e patatine!
Per gli amanti della carne, specie quella equina, consiglierei, invece, il centro storico ricco di carnezzerie e piccole trattorie specializzate nel famoso “Arrusti e mangia”.
Il caratteristico odore di brace e il fumo bianco e denso che fuoriesce dai locali vi introdurrà nel fantastico mondo della carne: bistecche, gustosissime polpette di cavallo e l’immancabile cipollata vi faranno venire l’acquolina in bocca!
Catania però riserva bontà nascoste.
Gli amanti dei gusti decisi non possono farsi sfuggire l’opportunità dell’assaggio di prodotti ormai in via d’estinzione come “bistecca e sangeli”, rispettivamente frattaglie e sanguinaccio.
Guai a dimenticarsi delle crispelle di acciughe e ricotta: non potrete non innamorarvene!
Catania, inoltre, è ricca di chioschi dove è possibile dissetarsi con la tipica bevanda frizzante a base di Selz e sciroppi freschi, il tutto preparato al momento.
In campo dolciario, Catania, vanta una tradizione e una varietà che non teme eguali: alla varietà dei dolci tipici si aggiungono qualità e maestria.
Non potete passare per le vie della città senza assaggiare le tipiche paste di mandorla, i cannoli dolci di ricotta, le granite, la cassatella e le olivette.
Le ultime due leccornie sono prevalentemente preparate e vendute durante i festeggiamenti della Patrona di Catania: S. Agata. Ma andiamo con ordine.
La cassatella di sant’Agata o “minnuzzi ri sant’Àjita” o “ri Virgini” riproporrebbe il seno della dea Iside nella sua veste di dea madre: è una piccola cassata siciliana fatta con pan di spagna imbevuto di rosolio e farcita con ricotta, gocce di cioccolato e canditi.
All’esterno è ricoperta di glassa bianca e rifinita con una ciliegia candita in cima.
Questo dolce assume il valore simbolico dell’atto del martirio subito dalla Santa catanese alla quale fu amputata una mammella.
Le olivette di Sant’Agata (in siciliano alivetti o aliveddi ri Sant’Àjita) sono dei dolci a forma di oliva fatti di pasta di mandorla ricoperti di zucchero e colorati di verde.
Queste olive si ricollegano ad un episodio narrato nella agiografia della santa.
Mentre era ricercata dai soldati di Quinziano, nel chinarsi per allacciare un calzare, vide sorgere davanti a sé una pianta di olivo selvatico che la nascose alla vista delle guardie e le diede i frutti per sfamarsi.
Esiste anche una variante dove le tradizionali olivette sono ricoperte di cioccolato.
“La cavalleria non è morta…non ancora!”
Giuseppe Gimondo
Agatino
Posted at 14:16h, 09 SettembreDa Catanese mi complimento con Te per l’articolo! Hai descritto tutto alla perfezione!
Bellissime le foto!
Mischeviossmile
Posted at 14:32h, 09 SettembreTroppo gentile! il merito delle foto è tutto della mia fidanzata! un caro saluto e buon fine settimana
Kd66
Posted at 13:29h, 07 LuglioDa tre anni la Sicilia è diventata la mia seconda casa, una terra che ha da raccontare tanto, una terra che arricchisce occhi e cuore per non parlare poi del palato 🙂❣️